L’accordo di Vienna

Cosa conviene all’Iran e a noi

Non c’è una sola possibilità che le nazioni unite siano in grado di monitorare il nucleare iraniano in modo da impedire agli ayatollah di costruire la bomba. Lo sa Obama, lo sa il Pentagono, e ancor meglio la sa il vertice della repubblica islamica. Così come non ci sarebbe stata nessuna possibilità, con le sanzioni di impedire lo stesso risultato. In ogni caso, da un anno a questa parte, l’Iran se vuole, avrà la sua atomica. L’unico modo per impedirlo era un bombardamento preliminare dei siti. Perché Israele che è lo Stato più ostile all’accordo di Vienna, non ha colpito l’Iran? Perché l’Iran non è una tigre di carta come la Corea del Nord, a cui se le tiri due schiaffoni la metti in riga dato che superato il 48esimo parallelo non conta più niente. L’Iran è una autentica potenza militare, impegnata su tutti gli scenari di guerra del medio oriente, dallo Yemen, alla Siria, al Libano, ovviamente e persino in Libia. Un’azione militare contro l’Iran avrebbe l’effetto di esasperare tutte le aree di crisi e di una ricaduta sull’attività terroristica internazionale, che sia gli americani che Israele vorrebbero cercare di contenere. La trattativa, lo sforzo diplomatico è molto più utile, perché se l’Iran sente il bisogno di confrontarsi ed aprirsi al posto di lanciare minacce, vuole dire che qualcosa dalla presa del potere dei mullah è cambiato e profondamente. Innanzitutto la visione dell’America, che sarà pur sempre il grande Satana denunciato da Khomeini, ma che ha risolto non pochi problemi geo politici alla Repubblica islamica. Prima togliendo dal potere i talebani a Kabul, poi eliminando Saddam Hussein in Iraq, gli autentici nemici dell’Iran in un’area in cui Israele è solo un feticcio, che conta come il due a briscola. L’Iran e gli americani hanno un nemico in comune, l’estremismo sunnita che per Teheran è una minaccia autentica. Che senso avrebbe impiegare una bomba atomica contro Israele quando comunque la umma wahabita vorrà comunque estromettere l’Iran ed i suoi adepti dallo scenario mediorientale? Gli sciiti sono una minoranza e devono farsi due conti se vogliono mantenere le posizioni conquistate, che già sono a rischio come si vede a Damasco. La storicità dell’accordo di Vienna è nella prospettiva politica non in quella militare. Gli ayatollah se vogliono prendere in giro la comunità internazionale e barare sul nucleare, possono farlo benissimo, ma non gli conviene affatto. Gli conviene invece stringere un’amicizia con i vecchi nemici per guardarsi insieme da quello nuovo, concreto e feroce che gli si rivolge contro, il Califfato.

Roma, 15 Luglio 2015